Lessinia Tour Fir Cup: considerazioni ed emozioni finali
Chi ha centrato l’obiettivo e chi invece dovrà fare ancora meglio al Lessinia Tour Fir Cup?
Era stato dato appuntamento a qualche giorno dopo la Lessinia
Legend per le conclusioni finali del circuito. Purtroppo a causa di un
infortunio capitato proprio in quel di Bosco Chiesanuova i giorni sono
passati senza poter redigere l’ultimo report del circuito 2017. In
questo caso però ho avuto tempo per riordinare le idee su quello che è
stato da marzo ad oggi.
Partirei dalle considerazioni sull’organizzazione del circuito. Il motivo
è abbastanza semplice: il circuito di per se è perfetto come gestione,
organizzazione, logistica, assistenza, premi e tutto ciò che i biker
cercano in un challenge. Logisticamente le gare sono molto vicine, in
alcuni casi forse troppo ma ne parleremo in seguito. Il dispendio di
risorse economiche per la maggior parte delle persone che
provengono dal nord Italia è pressochè identico in tutte le tappe,
raggiungibili dall’Emilia Romagna, dal Veneto, dal Trentino, dalla
Lombardia, dal Friuli tranquillamente in giornata. Va da se che il
bacino è molto vasto e i risultati in termini di abbonamenti si vedono.
Se devo essere sincero mi sarei aspettato un po’ di attenzione in più
verso i team partecipanti, dando più spazio nella comunicazione ai
partecipanti e non solo alle gare o alle premiazioni. Alla fine un team
di 20/30/40 persone fa si che il circuito abbia linfa vitale sin da subito
in termini di iscrizioni ed i biker si sa, darebbero qualsiasi cosa per una
foto in “copertina” o per una menzione sulla “stampa” di settore a
prescindere dai loro risultati.
Andiamo ad analizzare le gare che componevano il challenge cercando
di capire cosa hanno dato e cosa potrebbero ancora dare. La premessa
però è una: qui di critiche gratuite non se ne fanno. Ciò che verrà
scritto ha il solo ed unico obiettivo di aiutare gli organizzatori che
oggettivamente in tutti e 5 casi (la gare) si sono fatti “un mazzo”
incredibile. Quello che fa la differenza è che a volte quel mazzo basta,
altre volte invece no. E non si vuol dire che dovevano farsene di più
ma solo che forse si potevano fare scelte diverse. Dall’esterno le
motivazioni non si conoscono dunque tutto è relativo ma se
un’impressione può essere d’aiuto per la prossima edizione allora
tutto prende un significato diverso.
Sulla Gf 3 Valli mi dispiace ma…cosa volete che dica? La granfondo in
assoluto più partecipata d’Italia merita perché: è bella, il percorso è
vario, tecnico in discesa scorrevole in salita, con poco asfalto, ristori
ottimi fino alla fine e posizionati bene. Logistica impegnativa visti i
numeri ma ben gestita a parte qualche piccolo tappo sul percorso che
sinceramente non saprei come evitare. Tanti biker, tanto traffico. Se si
può fare di meglio possono capirlo solo gli organizzatori. Quel che è
certo è che i tappi ai biker non piacciano, proprio per niente, ma se ne
fanno poi anche una ragione. Pasta party affollato e tendone forse
poco capiente per la grande partecipazione, gadget ottimi e utili.
Andiamo alla Gf del Durello. A detta di tanti forse per questa edizione
la meno apprezzata. Lo sforzo fatto per portare il tracciato ai piedi dei
Monti Lessini è stato tanto ma forse non ha dato i suoi frutti. Il prezzo?
L’asfalto, troppo, pochi single track tecnici, tante discese su asfalto
troppo veloci e dunque pericolose. Ricordavo una Gf diversa di
qualche anno fa in mezzo ai filari e ai ciliegi e sinceramente forse era
meglio. Intoppi la mattina al ritiro dei pettorali tanto che molti biker
hanno dovuto fare le corse per entrare in griglia. Da migliorare la
logistica come anche la comunicazione, un po carente, sia nel pre che
nel post gara. Pasta party apprezzato e sufficiente. Sappiamo anche i
motivi di qualche mancanza: un solo uomo al comando e non per
troppo “ego”. A buon intenditor poche parole.
Passo Buole: che sorpresa. Non ci si aspettava davvero una gara così
bella, dura, tecnica con poco, pochissimo asfalto, tanti single track e
una salita lunghissima, interminabile ma stupenda. Poi, ovviamente,
essendoci state 600/700 persone il single track “famoso” è stato
davvero molto selettivo e si sono creati piccoli ingorghi ma la causa è
da cercare a volte nella poca tecnica dei biker stessi e magari un po
anche nella paura. In alcuni punti il sentiero è un po’ esposto e questo
faceva tirare i freni a tanti, ma tutto è bene quel che finisce bene.
Logistica top, pasta party altrettanto, location super e tante lodi al
tema organizzatore, l’S.C. Ala, coeso per l’obiettivo finale; il
divertimento finale.
Soave. Una Gf che si conferma ogni anno intorno alle stesse cifre dopo
essere cresciuta molto negli ultimi 4/5 anni. Di per se è una bella gara,
divertente e varia. Gironzolando a centro gruppo ho notato tanti tappi,
tanti punti in cui affrontati con numeri importanti portano i biker a
scendere dalla bici. Dunque mi sono chiesto, anzi in tanti si chiedevano
che senso ha inserire tratti molto ripidi e poco pedalabili a causa del
fondo se poi gli stessi si devono fare a piedi per 2/3 dei partecipanti?
Ecco, qui interviene la nostra non conoscenza della alternative. Cioè,
se la scelta è tra questo e un tratto di asfalto allora…ma noi valutiamo
quello che abbiamo visto, per lo “sconosciuto” possiamo fare poco.
Che dire del pasta party? Eccellente, come anche la zona team e la
logistica.
Dulcis in fundo: la Legend. Gara stupenda, panorami mozzafiato, tanta
varietà nel percorso e quasi “zero” asfalto. Il meteo sicuramente non
ha aiutato ma come scritto anche nel report post gara la situazione
necessitava di decisioni importanti e veloci. Sono state prese con
coscienza e assicurando i biker ad uno svolgimento consono a quello
che è un hobby non esponendoli a rischi inutili. Il post gara è stato
sicuramente rovinato dal mal tempo che ha continuato a imperversare
fino al pomeriggio a Bosco Chiesanuova e alcuni passaggi del
programma sono “saltati”. Ma tant’è e tutti se ne sono fatti in fretta
una ragione. Possiamo immaginare la “grande bellezza” con un tempo
clemente, speriamo nel prossimo anno.
Ringraziamo dunque l’organizzazione e tutti i comitati per averci
permesso di prendere parte a questa edizione del Lessinia Tour Fir
Cup, gli sponsor, Fir appunto come main sponsor ma anche tutti quelli
che hanno creduto in Simone Scandola, deus ex machina, che
sinceramente ormai è diventato una garanzia in fatto di eventi
sportivi, in particolare in MTB. Il Parco dei Monti Lessini, tutto,
ringrazia.
Di Emanuele Iannarilli